Carceri “Le Nuove”: Racconti di vita. Festa della Liberazione

“E’ STATO EMOZIONANTE ED INTENSO” — “Mi ha sorpreso, non immaginavo fosse così coinvolgente” — “Non dimenticherò mai quanto ho visto e sentito”.

Questa è la frase che più spesso pronunciano i nostri clienti al termine del tour guidato al museo del carcere “Le Nuove” di Torino.

Si chiamò “Le Nuove” in quanto fu edificato, per sostituire i vari reclusori cittadini: il carcere criminale di via S. Domenico 13, il correzionale di via Stampatori 3, il carcere delle forzate di via S. Domenico n. 32 e il reclusorio per le condannate delle Torri Palatine.


Da qui sono passati alcuni dei personaggi che, nel bene o nel male, hanno avuto una parte nella storia della città, un archivio di vicende difficili, dolenti e terribili.  In questo carcere Cesare Lombroso trovò i primi soggetti per avviare lo studio della criminologia una scienza che mosse i primi passi proprio fra queste mura. L’ edificio venne progettato da Giuseppe Polani, studiato come carcere ad isolamento totale. 

Le celle erano 648, lunghe 4 mt., larghe 2,26 e alte 3; disponevano di una finestra posta all’altezza di 2 metri e 10 dal pavimento, a forma di “bocca di lupo” per vedere soltanto il cielo.

Il carcere inizialmente era destinato agli imputati e ai condannati con pene non superiori ad un anno. Poi nel corso di più di un secolo di storia, oltre al reclusorio per la criminalità comune, ha custodito soldati disertori della guerra 1915-18, operai arrestati nel “biennio rosso“, antifascisti, partigiani, deportati, ebrei e, dopo la guerra, fascisti.

Triste è la testimonianza della “buca” che conduceva i condannati al braccio della morte, dove attesero la fine i “Martiri della Libertà” nella solitudine e nell’oscurità delle celle sotterranee del braccio.

Più recentemente vi sono stati rinchiusi mafiosi, terroristi, tangentisti.

Tra le storie di questo edificio ci sono anche quelle delle guardie carcerarie cadute nell’adempimento del dovere, o per rappresaglia, e degli agenti di polizia Salvatore Lanza e Salvatore Porceddu, addetti alla sorveglianza esterna freddati dalle Brigate Rosse il 15 dicembre 1978, davanti alla torretta all’angolo tra c.Vittorio Emanuele e via Paolo Borsellino.

Queste mura hanno rinchiuso nomi noti e meno noti, tristi figuri e martiri. Qui, ad esempio, hanno passato le ultime ore i tre banditi autori della strage di Villarbasse (1945) gli ultimi a subire la pena di morte (nel 1947) in Italia.

La liberazione dei detenuti politici dalle carceri “Le Nuove” avvenne il 27 aprile del 1945 grazie all’intervento di suor Giuseppina Demuro presso il prefetto di allora, Emilio Grazioli, di concerto con il C.L.N. delle prigioni;  fu un evento storico.

Così Held Eventi rende omaggio alle celebrazioni del 25 Aprile, alle donne e agli uomini che con coraggio morirono per dar vita ad una società umana e regolata dalla costituzione repubblicana.

 

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