I gioielli sotterranei di Torino ©Held Eventi

EROI TORINESI: LA NOTTE DI PIETRO MICCA

Nella notte del 29 sul 30 agosto “verso la mezzanotte quattro granatieri (francesi) tutti corazzati, si calano nel fossato della mezzaluna, passano vicino alla controscarpa ed avendo guadagnato all’improvviso l’angolo saliente raggiungono la porta dalla quale si entra nella galleria che conduce nella piazza (della Cittadella)…”.

Così comincia la relazione del generale Giuseppe Maria Solaro della Margarita, comandante dell’Artiglieria durante l’assedio di Torino del 1706, da cui dipendeva anche il minatore Pietro Micca, riportata nel suo diario dell’assedio di Torino stampato nel 1708 ad Amsterdam. Dell’eroico gesto è il resoconto più accreditato tra i tanti che i cronisti del Settecento tramandarono, perché raccolse, molto probabilmente in modo diretto, la testimonianza del soldato che era insieme al Micca e che si salvò dall’esplosione della
mina.

Nelle gallerie sotterranee, che si estendevano per 14 chilometri attorno alla Cittadella e per altri sette nei punti più critici della fortificazione periferica della città, operava personale specializzato: 53 Minatori, che facevano parte dell’Artiglieria (2 ufficiali, 2 sergenti, 3 caporali e 46 soldati) che si occupavano sia della difesa sia di piazzare e far scoppiare le mine sotterranee, e 306 civili Mastri da Muro e Servienti, che assedio durante eseguivano gli ulteriori scavi necessari e manutenevano e riparavano la rete di gallerie.

La relazione del Solaro, molto succinta, si riferisce a Pietro Micca come il Minatore senza mai citarlo per nome ed è scritta in modo particolareggiato per far luce su di un episodio che si andava “alterando” nella diffusione orale dei contemporanei e anche per chiarire l’accaduto dal punto di vista tecnico-militare.

Proseguiamo nella lettura del diario, nella sua prosa antica e coinvolgente, dal punto da dove l’abbiamo lasciato, mentre i primi 4 granatieri francesi erano arrivati all’ingresso della galleria che si affacciava sul fondo del fossato della mezzaluna posta a difesa della Porta del Soccorso, attaccata con furore dai francesi qualche giorno prima e respinti con molte perdite.

“…costoro non mancano di essere uccisi dai soldati della nostra guardia; altri tre, che li seguono lo sono anche loro, ma ne sopravvengono successivamente dieci o dodici, che prendono il sopravvento, respingono la nostra piccola guardia dopo parecchi colpi di pistola e moschetto, sparati da una parte e dall’altra: questa truppa temeraria sarebbe entrata pericolosamente nella grande galleria, ma uno dei nostri minatori, con un altro, prende la decisione di chiudere loro in faccia la porta che è all’imboccatura della scala, tramite la quale si scende dalla galleria alta (-7 metri) alla bassa (- 14 metri che permetteva di passare sotto il fossato e di portarsi anche pericolosamente sotto le fortificazioni per minarle), e fa subito saltare un fornello (contenitore con circa 50 chilogrammi di polvere nera) che era stato preparato per distruggere la scala, nel caso che il nemico fosse penetrato nella galleria alta. Questa azione è stata esagerata dalla maggior parte delle persone, che hanno voluto credere che questo minatore, senza alcun accorgimento, abbia messo il fuoco alla salsiccia (miccia a rapida combustione), preferendo seppellire se stesso sotto le rovine di
quella scala, che di dar tempo ai nemici di impadronirsi della galleria: ma la cosa non è esattamente così.

E’ bene che si sappia che il Minatore, sentendo sfondare la porta a colpi d’ascia, incitava il suo compagno a mettere l’innesco (miccia a lenta combustione) alla salsiccia e siccome egli era più impaziente di quanto l’altro non potesse essere pronto: Togliti di lì, gli dice prendendolo per il braccio, tu sei più lungo di un giorno senza pane, lascia fare a me, salvati; poi applica la miccia troppo corta all’estremità della salsiccia, l’accende; il fornello scoppia ed il pover’uomo ha meno tempo per allontanarsi di quanto gliene necessiti; infatti lo si trova morto a quaranta passi dalla scala che aveva disceso. Se come si è detto, egli avesse messo senza innesco il fuoco nella salsiccia, che non era più lunga di una tesa (1,712 mt) fino al fornello, esso avrebbe preso così presto che non avrebbe nemmeno potuto scendere uno scalino. Ciò che c’è di vero è che questo coraggioso minatore fu così preso dal pericolo (che correvano le gallerie) e trascurò le precauzioni necessarie per evitare la morte. Io non sono entrato in questo piccolo particolare che per chiarire la verità
di questa azione che si va alterando: senza nulla togliere al valore di quest’uomo coraggioso, io credo di salvarlo dalla brutalità che gli si attribuisce”

Pietro Micca ha agito da soldato addestrato e coscio del suo dovere: impedire al nemico di completare la sua azione pericolosa per la difesa (compito primario) e cercare comunque di salvare anche la sua vita (pur accettando il rischio di non riuscirci perché da esperto dovette mettere un innesco di lunghezza esattamente calcolata per provocare l’esplosione prima che gli assalitori riuscissero a entrare e a spegnerlo).

(fonte: museo Pietro Micca)

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